In un momento di tempesta come quello che sta vivendo l’Italia e il mondo, davanti ad un virus estremamente contagioso, la cultura ha deciso di non fermarsi, di rispondere in modo altrettanto epidemico. Tra i numerosi progetti ed iniziative che stanno prendendo vita in questi giorni anche il Festival della Piana del Cavaliere ha deciso di far sentire la sua solidarietà dando vita ad una sorta di social web radio che non trasmetta notizie sulla pandemia in corso ma che ci culli in un viaggio alla riscoperta di noi stessi insieme alle vicende di Ulisse, mai stato tanto contemporaneo.
Una radio online che ci accompagnerà per quattro puntate: sabato 21, lunedì 23, mercoledì 25 e venerdì 27 marzo alle ore 14:30 in onda sulla pagina Facebook del Festival in condivisione con la pagina La Cultura non chiude.
Un’iniziativa che vuole portare la cultura nelle case di tutti, con la ferma convinzione che sia un bene di prima necessità, oggi più di ieri. Ideatore del progetto è il musicista Michele Marco Rossi che curerà le letture dell’Odissea utilizzando la traduzione della poetessa Giovanna Bemporad, con musiche originali composte per questo progetto da Paolo Aralla.
Un progetto di letture che nasce dalla riflessione di Michele Marco Rossi in questo periodo di stasi: “Chiuso in casa, senza poter uscire, così forte mi è sembrata la vicenda di un uomo che a casa non poteva ritornare, e altro non desiderava che farlo. E oggi più che mai, in un Mediterraneo in cui milioni sono le Odissee di popoli e genti che attraversano il mare, le vicende di Ulisse ci parlano, ci guidano in quella riscoperta del sé che così ci appartiene. “Io sono, voi siete, ciascuno di noi è Ulisse”, dice Giovanna Bemporad, la splendida poetessa che alla traduzione dell’Odissea ha dedicato la vita. Quattro letture di quattro diversi episodi dell’Odissea, letti da un musicista che nella ampiezza di quella esperienza umana ritrova anche il senso della propria esperienza. Quattro diverse versioni del sé, in un’unica profonda ricerca del luogo in cui, in ogni situazione avversa, risiede la nostra umanità”
Un’attività che segue, quindi, lo slancio della campagna social #laculturanonsiferma, un’attività che nasce dalla voglia di farci sentire meno soli, di non arrendersi, di trovare conforto e ragione nella cultura.
“Usa e abusa dello strumento come un maestro consolidato e come un genio, canta e recita e impressiona.”
Euronews
Classe 1989, Michele Marco Rossi ha già alle spalle più di cento prime esecuzioni assolute e nazionali di nuova musica.
Con un vasto repertorio di ruoli da solista, in ensemble e in formazioni cameristiche, ha preso parte alla realizzazione di nuovi lavori scritti da compositori di tutto il mondo e di diverse generazioni, dalle più grandi firme internazionali ai giovani emergenti, contribuendo all’ampliamento del repertorio musicale dei nostri giorni non solo in termini numerici ma anche dal punto di vista delle possibilità creative.
Con il successo del debutto da solista al 61° Festival della Biennale di Venezia (“Un programma pirotecnico fatto apposta per esaltare le straordinarie qualità di strumentista e performer del violoncellista romano”, Il Giornale della Musica, “M.M.R. ha dimostrato con un programma sapientemente disegnato come il violoncello e i violoncellisti abbiano conquistato nuovi territori… un magnifico temperamento” Neue Zürcher Zeitung), Michele Marco Rossi porta sulla scena una forte e nuova dimensione teatrale unita alle caratteristiche strumentali: musica vocale, un inedito repertorio di teatro strumentale, trascrizioni, rielaborazioni performative, sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano il suo repertorio da concerto, che copre più di 500 anni di musica e che è in continua espansione. Per lui hanno scritto infatti nuova musica per Violoncello alcuni tra i più affermati compositori italiani tra cui Ivan Fedele, Fabio Vacchi, Alessandro Solbiati, Filippo Perocco, Lucia Ronchetti, Valerio Sannicandro, Fabio Cifariello Ciardi, Pasquale Corrado, Maurilio Cacciatore.
Nel 2019 debutta De Culpa Sonoris, un nuovo progetto di teatro strumentale su Shakespeare commissionato da Mittelfest, e nato dal sodalizio artistico con Paolo Aralla. In questo lavoro il ruolo attoriale e compositivo di Michele Marco Rossi si definisce in una esperienza ancora più netta, e che la critica accoglie come “geniale” (Euronews), “Un gesto scenico di una colpa che graffia, recide e colpisce, protagonista unica di un efficace minimalismo scenico fatto del corpo dell’esecutore. Un teatro che assomiglia perfettamente al suo autore e dove il suono è sempre affetto” (Operaclick).
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